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Consigli generali
I consigli che seguiranno hanno carattere generale e vanno presi come tali, non ci addentreremo quindi in specifiche ma sarà trattato l'argomento solo su quelle cose comuni alla maggioranza delle piante coltivate, per i dettagli su singoli generi o specie vi rimandiamo ai successivi articoli.
Vogliamo iniziare i primi consigli in modo diverso dal solito, guardando ad un primo acquisto di un cactus da un vivaio.
Appena arrivati a casa cercheremo di capire se sia il caso di trapiantarlo o se è possibile lasciarlo sul proprio vaso, possiamo in questo caso orientarci con una piccola regola: è bene lasciare attorno alla pianta almeno uno spazio di un centimetro dal bordo ho che le spine non sporgano da esso. Una cosa importante nei trapianti è di eseguirli con terreno asciutto e di lasciare sempre asciugare alcuni giorni anche una settimana o più, prima di rimettere la pianta nel nuovo vaso, questo perchè il trapianto provoca dei danni alle radici , ed è bene che questi si rimarginino prima di venire a contatto con eventuali spore fungine del terreno, per questo motivo sarebbe bene trapiantare sempre durante il periodo di riposo della pianta o subito prima dell'inizio del risveglio, il trapianto in periodo vegetativo sarebbe da evitare per il possibile blocco vegetativo della pianta grassa, a volte potrebbe perdere l'intero anno di vegetazione.
Il trapianto ci dà però il modo anche di verificare che non ci siano danni o parassiti (cocciniglie) nelle radici, noteremo che spesso le piante sono state coltivate in torba, questo succede sulle piante cresciute in grandi vivai che usano sistemi intensivi per la loro crescita per poter dare al mercato e al cliente finale una pianta perfetta e ad un prezzo conveniente, il metodo della torba è buono per queste aziende che riescono con la loro tecnica ad accrescere le piante grasse in modo ottimale dando a loro con l'aiuto di serre e trattamenti mirati un ambiente ottimo alla crescita.
Nelle nostre case non potremmo mai dare loro i giusti trattamenti per sfruttare tale metodo di coltivazione, dobbiamo quindi trattarle in modo naturale e dare loro il meglio che possiamo, informandoci sul loro nome, potremmo anche capire la loro provenienza e le caratteristiche dei luoghi dove vivono, questo servirà per trattarle secondo la loro natura.
Togliamo quindi gran parte della torba che hanno e sostiuiamo con un composto di pomice, lapillo, terra comune e terriccio di foglie acido ( difficile da trovare, lo sostiuiamo con un pochino di torba pura di sfagno), possiamo usare anche altri materiali inerti ( perlite, vermiculite, si trovano nei magazzini edili come elementi isolanti), sconsiglio sabbie calcaree, a vbolte si legge di usare sabbia di fiume, ma in Italia la maggioranza delle sabbie di fiume sono altamente calcaree e quindi non adatte, ,potete testarle con dell'acido muriatico se frigge non vanno bene, il calcare incrosta le RADICI DELLE PIANTE E NON PERMETTE UN GIUSTO ASSORBIMENTO, un terreno invece leggermente acido favorisce il rilascio minerale e sfavorisce il marciume.
fate una mistura con un terzo di pomice un terzo di lapillo e il rimanente dividete tra terra comune e torba o terriccio di foglie ( per chi ha del terreno il terriccio di foglie se lo può fare, in un articolo successivo descriveremo come), il composto deve risultare ben drenante e se stretto nel pugno di una mano non deve compattarsi, deve far scorrere lacqua e arieggiare le radici, eliminiamo quindi anche le sabbie troppo sottili, una granulometria di circa 3 mm va bene.
Per la concimazione usiamo sempre un concime basso di azoto e ricco di potassio e fosforo e microelementi, una cosa del tipo: 5 - 10 - 15 + microelementi va bene!
una pianta rinvasata con terreno nuovo per il primo anno non dovrebbe necessitare di concimazione.
le piante grasse vanno generalmente annaffiate da Marzo a ottobre ogni volta che il terreno di coltivazione risulta ben asciutto, si bagna la pianta in modo abbondante, facendo attenzione che tutto il terreno sia ben bagnato in profondità, non usare sottovasi, alcuni genri di piante vanno invece bagnati nel periodo invernale ma per questi dettagli meglio consultare la coltivazione dettagliata nei prossimi articoli, per il momento ragionate in questo modo : le piante hanno bisogno di un periodo di riposo che cade nel periodo secco dei loro habitat questo periodo per i cactus e molte altre piante grasse ( o meglio succulente ) cade nel periodo invernale tra ottobre e marzo, poi arriva il periodo delle piogge spesso abbondanti, specie tra marzo - guigno e agosto - settembre, nei periodi troppo caldi spesso si verifica una estivazione, le piante si bloccano, è un momento delicato a volte bisogna sospendere di bagnare per rischio marciume, comunque tra la primavera e l'estate le piante succulente possono stare all'aperto e prendere la pioggia benefica. Questo è il periodo delle fioriture.
In inverno la pianta entra in un lungo riposo , che noi dobbiamo facilitare sospendendo le annaffiature, le piante andranno tenute in un luogo fresco , circa 5 gradi, e possibilmente al sole o ben illuminate , se c'è il sole è la cosa migliore, altrimenti dobbiamo stare attenti che non entrino in vegetazione col rischio di brutte filature, il problema di un riposo senza sole sta poi nel doverle abituare graduatamente poi , in primavera al sole, ed evitare scottature.
Per quello che è l'aspetto generale abbiamo finito, altre cose molto importanti per coltivare le piante succulente, le troverete nei prossimi articoli in prossima pubblicazione.
Trichodiadema bulbosum & Co
è stata una tra le mie prime aizoaceae a “minicespuglio” preferite, forse per il suo aspetto naturale che sembra un bonsai, la prima pianta che ho avuto non è stata da seme, come lo sono la maggioranza delle mie piante, ma l’ho comprata in un vivaio friulano nel periodo che vivevo da quelle parti per motivi di lavoro. Ricordo con piacere l’amico vivaista che conobbi perché aveva sempre un piccolo spazio di vendita anche vicino dove avevo il mio piccolo appartamento, ed era molto appassionato anche lui delle succulente, così mi invitò a visitare il suo vivaio una ventina di chilometri più distante, dove anche li vendeva assieme a suo fratello ed alla moglie( il fratello si occupava principalmente di piante da giardino), appena entrato vidi subito un lunghissimo bancale dedicato alle cactaceae (genere che mi attirava in quel periodo), con piante anche particolari, ero assieme a un mio amico che mi fece notare il gruppo di caudiciformi presente in un angolo, andammo subito a vedere, ed ecco che spuntarono due T. bulbosum, lasciai volentieri al mio amico il più grosso e mi tenni il più malridotto, non vi dico a casa la fatica per farlo riprendere perché purtroppo anche se appassionato quel vivaista l’aveva tenuto un po’ troppo tempo al secco per paura che marcisca dato che non conosceva la specie ed avendo visto le radici carnose pensava fosse pericoloso annaffiare troppo.
Trichodiadema bulbosum
Il Tricodiadema aveva ormai esaurito tutte le riserve e la radice aveva sviluppato una corteccia impenetrabile ed insensibile a tutto, tanto era spessa ormai, ho dovuto tenerlo immerso in una vasca per alcuni giorni, dopodichè c’è stata una settimana di piogge intense ed allora l’ho tirato fuori dalla vasca e lasciato alle piogge, questo ha giovato molto, appena finite le piogge infatti ha iniziato finalmente a ricoprirsi di foglioline.
particolare delle radici
Il genere Tricodiadema comprende circa 34 specie e 4 varietà, alcune ancora senza nome, molto affine a Tricodiadema troviamo Delosperma e Drosanthemum, alcune specie sia di uno che dell’altro genere a volte risultano di difficile collocazione tassonomica. Nel genere Tricodiadema preferisco non entrare tanto in generale ma di parlarvi delle singole sp. ( in particolare quelle che fanno parte della mia collezione) dato che il genere è distribuito in zone con caratteristiche di piovosità diverse, da quelle con piogge in tutte le stagioni a quelle invernali o estive, in questo caso ho aperto con T. Bulbosum, specie che vive in zone con piovosità possibile in qualsiasi mese dell’anno, io normalmente lo tengo a secco tra novembre e fine gennaio, già ai primi giorni di febbraio inizio ad annaffiare, poi quando il rischio gelate notturne finisce lo porto all’esterno e lascio che siano le piogge naturali a bagnare mentre nei lunghi mesi estivi se c’è un po’ di siccità intervengo io, lasciare comunque asciugare la composta tra una innaffiata e l’altra, questa regola naturalmente non vale per le piogge naturali, ho notato che molto difficilmente le piante marciscono per l’insistenza delle piogge naturali, mentre tendono a farlo invece quando insistiamo noi.
Trichodiadema bulbosum, la ramificazione molto densa dopo le potature
La semina la effettuo a fine febbraio o inizi marzo, è meglio dar loro subito vasi alti almeno 10 cm. (o più) in modo che la radice principale abbia da subito la possibilità di allungarsi per formare poi il fittone a carota tipico della specie, il seme germoglia abbastanza velocemente e con un’altissima percentuale di nascite, in genere le plantule non hanno grosse difficoltà a crescere, anzi sono spesso molto rigoglioe e veloci specialmente se diamo loro vasi spaziosi. Nel primo anno di vita tengo sempre umido il terreno della semina, esso è normalmente composto da lapillo e pomice, senza altri elementi, per T. bulbosum è possibile però, per chi lo volesse, aggiungere piccole percentuali di torba , esse sembrano gradite e non noto gravi danni causati da sciaridi (come invece al contrario mi accade su Lithops e Conophytum), ancora meglio è se aggiungiamo della normale terra di campo, ma sempre in piccole percentuali e cerchiamo di mantenere sempre una composta molto porosa e una acidità non superiore al neutro, meglio se leggermente acida, cosa che potrebbe non avvenire se la terra di campo è troppo basica o se ne aggiungiamo troppa. Le radici delle piante possono raggiungere dimensioni soddisfacienti già a cinque anni dalla semina (la fioritura anche a tre anni) se noi abbiamo la pazienza di tenerli in contenitori profondi almeno 15 cm. e larghi circa 8 x 8 per ogni singola pianta, dando loro molta acqua nel periodo estivo e qualche leggero concime apposito per succulente,ricordiamoci che quando giunge l’anno che decidiamo di far sporgere le radici per dare alla pianta l’aspetto di bonsai(vedi la foto della mia prima pianta),da quel momento le radici esposte cresceranno più lentamente qualsiasi dimensione abbiano, per questo consiglio di mantenerle il più tempo possibile in vasi alti, con le radici interrate, naturalmente le piante hanno anche un loro limite naturale nel far ingrossare le radici, ese non verranno mai enormi, diciamo che con 2 a 3 cm. di diametro e 10-12 di altezza possiamo veramente stare contenti. Le talee sono molto semplici da fare, e radicano velocemente, anche in questo caso dando loro spazio e pochi anni di tempo, riescono a formare delle belle radici ingrossate, spesso con forme bizzarre perché dal ramo principale che abbiamo tagliato e piantato escono anche più di una radice principale, ed esse a volte sono contorte, da qui le varie forme che io ritengo molto più belle rispetto a quelle assunte dalle piante da seme, naturalmente anche su quelle da seme è sempre possibile intervenire noi e modificare le loro traiettorie o posizioni facendo sì che si contorcano come noi vogliamo. Un altro aspetto da considerare è la potatura dei rami, che va fatta onde evitare un allungamento esagerato con eventuali ricadute verso terra che spesso rovinano l’aspetto generale della pianta, voi mi potreste dire che però non è naturale e che nessuno in natura va con le forbici a tagliare i rami, questo è solo in parte vero, in natura ci sono molti animali che amano brucare i Tricodiadema sp. ed anche il bulbosum non si sottrae, l’unica differenza è che non vengono usate forbici, ma direttamente vari tipi di denti, la stessa azione può avvenire a causa di brevi periodi di siccità o per bruciature. Trovo importante in questo caso intervenire con le forbici durante i mesi invernali e tagliare drasticamente fino a dimezzare la lunghezza dei rami (vedi foto), in questo modo manterremo sempre piante di un bel portamento e secondo me anche più sane, senza dimenticare che con i rametti tagliati possiamo fare decine di talee.
Trichodiadema bulbosum, dove potare
Per riassumere, sono piante che vale la pena coltivare perché molto belle, sono resistenti e di facile coltivazione, resistono al secco e sebbene caudiciformi non temono eccessi temporanei d’acqua, resistono bene in inverno in serra fredda con temperature che possono andare anche un paio di gradi sotto zero (forse anche oltre), vi consiglio di provare iniziando dalla semina , la soddisfazione sarà sicuramente migliore e vengono belli in pochi anni.
Autore Lorenzo Stocco
©Piante e foto dell'autore